Cosa mangiare: il Cappelletto Romagnolo
20 Giugno 2023
I cappelletti, o “Caplét” in dialetto, sono una delle preparazioni più famose e apprezzate della cucina Italiana. In Romagna sono farciti con differenti ingredienti, a seconda della zona geografica e a secondo dell'uso ma possiamo dire che solitamente la tradizione ravennate-cesenate non accetta le carni; quella forlivese è possibilista; quella riminese e sammarinese addirittura le esige, e ne vuole di tre tipi: maiale, vitello e cappone. Sono invece tutti d'accordo sul fatto che si sposano perfettamente sia con il brodo e sia con il ragù di carne o di mora romagnola.
La prima testimonianza ufficiale dei Cappelletti Romagnoli è databile al 1811. In quell'anno l'allora Regno d'Italia promosse un'indagine sulle tradizioni, le usanze, e i dialetti degli abitanti delle campagne. Utilizzando le informazioni fornite da sacerdoti, insegnanti e podestà, il prefetto di Forlì provvide a stendere un rapporto finale in cui si trova un sorridente accenno ai Cappelletti, legati principalmente alla tradizione del giorno di Natale.
Le Azdore, coloro che si occupavano della cura della casa e che aveva accesso ai segreti della cucina, preparavano solitamente i cappelletti la sera prima del pasto e venivano chiusi ”a uno a uno” coinvolgendo tutte le donne e i bambini di casa.
La ricetta prevede la preparazione della classica pasta con farina, uova (1 ogni 100 gr di farina circa), ed eventualmente poca acqua. Dalla sfoglia, una volta tirata a mattarello, si ricavano quadrati di 4-6 cm di lato su cui si mette un cucchiaio di ripieno e poi si richiude secondo tradizione: il quadretto si ripiega su se stesso a triangolo, facendo combaciare le due punte e i due estremi si uniscono dando la forma classica del cappelletto.
Il Cappelletto non è da confondere con il cugino emiliano: il Tortellino. Sono due paste completamente differenti in quanto il tortello si distingue per 4 aspetti importanti: nel ripieno contiene sempre carne, è di grandezza notevolmente differente, viene chiuso in una modalità diversa e infine è accettato esclusivamente in brodo (raramente anche con la panna ma per molti è considerato un sacrilegio… e noi ne siamo d'accordo).
La prima testimonianza ufficiale dei Cappelletti Romagnoli è databile al 1811. In quell'anno l'allora Regno d'Italia promosse un'indagine sulle tradizioni, le usanze, e i dialetti degli abitanti delle campagne. Utilizzando le informazioni fornite da sacerdoti, insegnanti e podestà, il prefetto di Forlì provvide a stendere un rapporto finale in cui si trova un sorridente accenno ai Cappelletti, legati principalmente alla tradizione del giorno di Natale.
Le Azdore, coloro che si occupavano della cura della casa e che aveva accesso ai segreti della cucina, preparavano solitamente i cappelletti la sera prima del pasto e venivano chiusi ”a uno a uno” coinvolgendo tutte le donne e i bambini di casa.
La ricetta prevede la preparazione della classica pasta con farina, uova (1 ogni 100 gr di farina circa), ed eventualmente poca acqua. Dalla sfoglia, una volta tirata a mattarello, si ricavano quadrati di 4-6 cm di lato su cui si mette un cucchiaio di ripieno e poi si richiude secondo tradizione: il quadretto si ripiega su se stesso a triangolo, facendo combaciare le due punte e i due estremi si uniscono dando la forma classica del cappelletto.
Il Cappelletto non è da confondere con il cugino emiliano: il Tortellino. Sono due paste completamente differenti in quanto il tortello si distingue per 4 aspetti importanti: nel ripieno contiene sempre carne, è di grandezza notevolmente differente, viene chiuso in una modalità diversa e infine è accettato esclusivamente in brodo (raramente anche con la panna ma per molti è considerato un sacrilegio… e noi ne siamo d'accordo).